Stress e Precariato

Dr. Giacomo Pietrucci

La sindrome del precario è ormai una realtà, come conferma l’Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico) che per bocca della sua presidente, Paola Vinciguerra, traccia il bilancio di un’indagine condotta recentemente:“Su 300 persone tra i 25 e i 55 anni, il 70% ha dichiarato di trovare proprio sul posto di lavoro la maggiore fonte di stress.
Di questi, il 60% teme i colleghi mentre il 40% si dice completamente assoggettato al capo per paura di essere licenziato.
L’aria che si respira in ogni luogo di lavoro è totalmente artefatta e altamente conflittuale. La paura di perdere il posto dà luogo a dinamiche fortemente competitive, con richieste di prestazioni dei dipendenti da parte dei datori di lavoro che difficilmente possono essere disattese dai lavoratori terrorizzati di perdere la loro fonte di sopravvivenza”.
Ne deriva un’elevata sospettosità, una rappresentazione del luogo di lavoro come ambiente nel quale combattere una duplice battaglia quotidiana: da un lato infatti i colleghi e i superiori vengono percepiti come figure ostili da cui difendersi, dall’altro si fa strada la convinzione di doversi mettere in mostra per apparire meritevoli di una chance lavorativa.
Entrambi i vissuti generano un sentimento di costante agitazione, una crescente intolleranza all’incertezza e, non ultima, una rabbia profonda che nell’ambiente di lavoro viene repressa per poi riverberarsi nelle relazioni della sfera affettiva. Navigando tra riviste scientifiche mi sono “imbattuto” in un articolo che trattava di una nuova diagnosi che mi è parsa interessante ed emblematica rispetto al periodo storico ed economico in cui ci troviamo: il “disturbo da amarezza cronica post-traumatica”.
Attualmente i sintomi che caratterizzano questa diagnosi sono considerati una reazione psicopatologica ad eventi di vita particolari che possono essere classificabili come normali eventi di vita negativi, se non tendono però a ripetersi tutti i giorni (ad esempio i conflitti al lavoro, perdita di lavoro, essere vittima di discriminazioni,…).Ecco che la ciclica perdita di lavoro cui i precari sono soggetti, potrebbe spingerli verso questo stato di cronica sofferenza psicologica.L’elemento cruciale perché si manifesti questo cronico sentimento di amarezza è, secondo i ricercatori, che l’evento sia vissuto come ingiusto e come una grave violazione delle proprie credenze e valori di riferimento.
Questi stress cumulandosi possono provocare sintomi quali amarezza, sentimenti di ingiustizia, ricordi ripetitivi ed intrusivi degli eventi critici, sintomi fobici, abbassamento del tono dell’umore, ritiro dalle relazioni sociali e comportamenti di evitamento.
Spesso Il precario è perciò un individuo sfiduciato, che smarrisce la forza di cogliere eventuali opportunità di crescita e deve ristrutturare le aspettative, i bisogni, i desideri.
Se viviamo in una situazione di precarietà lavorativa dobbiamo assolutamente reagire :chiudersi nell’attesa che qualcosa succeda non risolve lo stato di ansia ed apatia che giorno per giorno rischia di invaderci; la realtà attuale è MOLTO difficile ed è proprio per questo che abbiamo bisogno più che mai di non abbatterci.
Con una terapia psicologica si possono recuperare e potenziare le risorse individuali per raggiungere un equilibrio funzionale della persona e un potenziamento delle proprie capacità nel gestire i rapporti con se stessi,con gli altri e con il mondo in generale.

Vuoi Informazioni?
Contattami adesso
+393284680444 WhatsApp
oppure inviaci la tua richiesta
compilando il modulo.
info@giacomopietrucci.it