SENZA PAROLE

Dr. Giacomo Pietrucci

Salve siamo una mamma e un’insegnante di una bimba di 5 anni, da un po’ di tempo X ha cominciato inspiegabilmente a non parlare né con i compagni né con gli adulti, mentre in famiglia con i genitori e i nonni parla abitualmente.
Oltre che all’asilo, la bambina si rifiuta di parlare anche in posti dove ci sono persone sconosciute e in queste situazioni si nasconde, evita lo sguardo degli altri e se le viene posta qualche domanda si chiude rifiutando ogni conversazione.
Cosa possiamo fare?

Prima di rispondere, premetto che ho chiesto via e-mail alla mamma e all’insegnante che cosa avessero fatto fino ad a quel momento per aiutare la bambina.
Prima di dare consigli e indicazioni ,di che problema stiamo parlando?
Sembra (dico sembra perché amo la concretezza operativa, fino a che non vedo non credo!) proprio un caso di mutismo elettivo..ma..di cosa si tratta?
Il mutismo elettivo (dal latino eligere: scegliere) consiste nel rifiuto di parlare in certe situazioni sociali (scuola principalmente),è un particolare problema dell’infanzia e della fanciullezza.

Il soggetto con questo disturbo generalmente ha normali capacità di linguaggio nonostante comunichi per mezzo di gesti, chinando o scuotendo la testa, o in qualche caso attraverso suoni monotoni, monosillabici o brevi. Nelle manifestazioni associate possono essere presenti eccessiva timidezza, isolamento e ritiro sociale, eccessivo attaccamento, rifiuto della scuola, tratti compulsivi o altri comportamenti oppositivi, in special modo a casa. Per quanto riguarda l’età di insorgenza si può affermare che sebbene l’esordio sia solito prima dei cinque anni, il disturbo può giungere a osservazione solo al momento dell’inizio della scuola. Nella maggior parte dei casi il disturbo dura solo poche settimane o mesi; in alcuni casi persiste per alcuni anni. Il disturbo secondo il DSM (manuale disturbi psichiatrici) è apparentemente raro, più comune tra le femmine e i fattori predisponenti vanno dall’iperprotezione materna al ritardo mentale, all’immigrazione, all’ospedalizzazione o a qualche trauma prima dei tre anni.

Come sapete se avete già letto i miei precedenti articoli, io cerco di analizzare la struttura di persistenza del problema, cioè le cosiddette “tentate soluzioni” disfunzionali che possono mantenere o alimentare il problema, in modo poi da individuare manovre per produrre cambiamenti mediante stratagemmi comunicativi.(per chi volesse approfondire, nel mio sito spiego i miei metodi, cioè che cos’è la terapia breve strategica).

Detto ciò ritorniamo alla nostra situazione: via e mail mamma e insegnante mi rispondono che hanno cercato di aumentare le attenzioni verso la bimba in quanto convinte che il suo blocco derivasse da una qualche carenza affettiva.

Bene, è tipico in problemi come questo, osservare un aumento di attenzioni:il presupposto comune è “non è coccolata abbastanza” e probabilmente non si è considerato che proprio aumentando le attenzioni il problema si alimenta ,per il fatto stesso che la bimba può godere del grosso vantaggio che il suo comportamento le procura, cioè maggiori attenzioni di prima.
Inoltre insistere per farla parlare crea un paradosso comunicativo nel senso che “se sono gli altri a chiederle di parlare come può essere spontanea?”
Propongo due iniziali e differenti tentativi per cambiare le cose:
1) Non solo provate a smettere di chiederle di parlare, ma scusatevi con lei per averlo fatto in modo così insistente, dicendole che accetterete il suo comportamento in quanto il suo silenzio è importante. Inventatevi un’utilità, ad es. spiegatele che col suo sacrificio permette agli altri di parlare al suo posto, che magari non parlerebbero se lei non tacesse; complimentatevi per la sua grande sensibilità che la porta ad aiutare gli altri.
2) Per l’insegnante:provi a commettere errori sistematici sulla bambina (nome età colore dei suoi indumenti, ecc..) senza darle modo di replicare e correggere tali errori o si allontani da lei dopo averli commessi; in tal modo la spingerà a parlare per correggerla e sarà la bimba ad inseguire lei per poter parlare e non viceversa come prima.

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